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Nella rubrica delle icone non poteva mancare il mobile Billy IKEA, la libreria presente in molte delle case di tutto il mondo. Gli scaffali Billy sono spesso poco considerati nella storia del design, ma rappresentano un vero e proprio must.

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Gillis Lundgren, designer di Billy, è stato la quarta persona assunta da IKEA nel 1953. Pare che sia stato proprio Lundgren ad avere avuto l’idea di realizzare mobili da smontare e rimontare. La storia narra che nel 1956 Lundgren stava tentando di mettere un tavolo nel bagagliaio della sua auto, non ci riuscì e così svitò le gambe del tavolo e ebbe l’idea di vendere i mobili smontati.

La storia di Billy IKEA

Tornando a Billy, Gillis Lundgren la chiamò così in onore di Billy Liljendahl, che in quegli anni era il responsabile marketing dell’azienda. Liljendahl si lamentò con i designer dell’azienda perché non esisteva uno scaffale pensato esclusivamente per i libri. Lundgren lo accontentò, disegnando la prima bozza su un fazzoletto di carta.

Era il 1979 e Billy uscì sul mercato in legno di quercia e pino. L’anno seguente uscì la versione in bianco. A 30 anni dall’ideazione di Billy, nel 2009, IKEA ne aveva vendute 41 milioni.

Ma la storia di Billy non è tutta rose e fiori: a un anno dall’uscita, nel 1980 molti clienti si lamentarono per la poca resistenza degli scaffali che si piegavano sotto il peso dei libri. Per risolvere il problema, Billy si rimpicciolì da 90 a 80 cm.

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Nel 1982 poi un giornale tedesco condusse dei test su alcune librerie Billy IKEA e scoprì che alcune di loro non erano idonei alle analisi di conformità IKEA riprese un’altra volta in mano il mobile Billy con un’operazione che costò all’azienda 7 milioni di dollari.

Dopodiché Billy entrò in carreggiata e da allora non sono più stati riscontrati problemi.

Gli anni hanno permesso a Billy di entrare nella storia del design, facendo storcere il naso ai puristi del design, a tutti coloro che “se non costa tanto non è design” e ai poveri mobilieri che si sono dovuti reinventare una professione perché “vendere e montare” non basta più.

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illustrazione di fT

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