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Si è conclusa da poco la prima edizione di Homo Faber. E io sto ancora rielaborando gli stimoli ricevuti in occasione della visita.

Homo Faber non è solo un’esposizione di design e artigianato, ma è espressione di una necessità ben più profonda. Ovvero l’impellente bisogno di riappropriarsi delle cose, di toccarle, di percepirle. La Fondazione Cini ha visto passare nell’arco di due settimane ben 62.500 visitatori, tutti accomunati dal desiderio di riscoprire l’arte concreta dei designer e degli artigiani.

Un cospicuo flusso di persone ha volontariamente preso parte al disegno di Homo Faber di rivitalizzare l’attrazione e la curiosità per le cose, nel senso più completo del termine. Come è nato un oggetto? Quale idea ha dato vita alla sua realizzazione? Quali difficoltà si sono frapposte nel processo creativo? 

La cornice della Fondazione Cini non ha che favorito lo srotolarsi di questi interrogativi, con i suoi chiostri consecutivi e i suoi giardini curati con impeccabile precisione.

HomoFaber 2018 Fondazione Giorgio Cini

Ecco cosa ho apprezzato di più.

Venetian Way

L’esposizione fotografica di Susanna Pozzoli racconta sotto forma di immagini, le attività tradizionali della città di Venezia. Sono fotografie che esplorano i dettagli del lavoro manuale, i tessuti, i materiali e le texture; come se l’occhio dovesse, oltre che vedere, anche sentire con il tatto cosa significa manipolare gli strumenti del mestiere.

Antiche botteghe e laboratori, che vivono ancora oggi, vengono appesi ai muri, a testimonianza del processo creativo che soggiace alla realizzazione dei prodotti finiti.

Fra queste ne ricordo alcune, forse le più poetiche, o forse semplicemente le più inaspettate.

> Fornace Orsoni: dal 1858, i suoi artigiani producono con precisione le tessere di vetro che vengono impiegate nella composizione dei mosaici.

Fallani Venezia: Ereditata dal padre, Gianpaolo Fallani porta avanti l’antica tecnica della serigrafia, con la quale riproduce opere di artisti contemporanei.

> Colophonarte: è una realtà artistica dedicata alla realizzazione di libri d’artista a edizione limitata e rilegati a mano.

HomoFaber 2018 Fondazione Giorgio Cini

via archiportale.com

Natural Talent

Gli studenti della Creative Academy con la collaborazione di EligoStudio, Giordano Viganò e Torneria Meloni hanno realizzato una vera e propria foresta di design, habitat destinato alle loro opere. La lavorazione del legno ha dato vita a oggetti dall’estetica raffinata e fine. Candelabri a nove braccia scomposti nelle loro unità, portagioie come riproduzioni delle architetture classiche, trottole e abbeveratoi per gli uccelli: tutto circondato da tronchi di betulla, nonché la materia prima con cui gli oggetti sono stati creati.

HomoFaber 2018 Fondazione Giorgio Cini

via Artribune.it

Creativity and Craftsmanship

Padiglione dall’impatto di visivo altissimo, Creativity and Craftmanship è un tempio in cui gli artisti hanno ricreato, ognuno nel proprio spazio, una reinterpretazione del tabernacolo. “Un oggetto con interno”, viene definito così l’archetipo del tabernacolo: un luogo vuoto (o pieno) da riempire con un’idea personale. Che sia un oggetto concreto o l’immagine del proprio dio.

L’aria di sacralità che si respira nel padiglione rievoca atmosfere primigenie, che stimola le corde più profonde degli spettatori.

HomoFaber 2018 Fondazione Giorgio Cini