Studio di architettura, industrial design, grafica e art direction per aziende e eventi: Gumdesign è tante cose.
Io ho conosciuto Gumdesign durante un lontanissimo Operae 2014 e, dall’esterno, ho sempre immaginato questo studio come un’officina creativa che non si pone limiti dal punto di vista dei campi d’azione. Ma volevo sapere come lo vedevano Laura Fiaschi e Gabriele Pardi, i suoi fondatori.
E così, complice antoniolupi, di cui i Gum hanno disegnato molte delle ultime collezioni, sono riuscita a intervistare questa coppia creativa e scoprire la loro visione di innovazione, arte, design, e forse anche casa.
Intervista Gumdesign
Che cos’è Gumdesign? O forse meglio dire dov’è il mondo di Gum? O ancora chi sono Gabriele e Laura di Gumdesign?
Gumdesign è uno studio di progettazione fondato da Laura e Gabriele che si trova a Viareggio; dietro a quella parola – gum – esiste un mondo che non crea confini tra sogno e realtà ideale e reale, immaginario e tattile. Laura e Gabriele sono gli abitanti di quel mondo fragile e solido e credono che l’atto creativo sia necessario e fondamentale per comunicare e che l’armonia sia il motore primo del vivere e che il sorriso sia segno distintivo di chi ha vissuto gli alti e bassi della vita.
Cosa significa progettare oggi? E innovare?
Una necessità per chi vive quotidianamente l’opera d’ingegno, “gettare avanti” in modo consapevole segni e funzioni per percorsi, abitudini e sensibilità identitarie; la parola innovazione porta con sé innumerevoli significati: semantici, linguistici, tecnologici, materici, funzionali e ognuno di questi temi richiede di essere affrontato con accortezza. E come accade per la lingua italiana richiede analisi e sintesi per poter esprimere con poche e semplici parole dei contenuti; così come il filosofo riesce a contenere in una frase un concetto estremamente articolato e profondo, in egual modo il progettista insegue la strada dell’assenza per togliere inutili orpelli ad un percorso progettuale significante e significativo.
Gumdesign e Antoniolupi
Gumdesign e antoniolupi: Com’è nato il dialogo con Andrea?
In modo molto spontaneo ed amichevole generando un’empatia rara, così come rare sono le vere amicizie; un breve incontro per l’inaugurazione dell’Adi Design Index 2018 – dove curavamo l’allestimento della mostra – ed una immediata occasione per il Master in Design che coordinavamo per Ied Firenze. Nel frattempo stava nascendo la prima collezione di lavabo Gessati presentata al Salone del Mobile lo scorso anno, l’incarico per la consulenza dell’immagine aziendale e da quel momento un dialogo quotidiano capace di generare stimoli, progetti, prodotti in un continuum unico tra grafica, prodotto e comunicazione del prodotto. Alla base del rapporto con Andrea una sintonia importante, una visione univoca verso il mondo del progetto e la passione unita a una reale necessità di scommettere e andare oltre l’ordinario.
Leggi l’intervista a ANDREA LUPI
In tutti i vostri progetti per antoniolupi c’è la Toscana da qualche parte: nella materia, nel colore, nelle linee. È una scelta o piuttosto un’inclinazione naturale a portare la Toscana fuori confine?
Il territorio è una condizione necessaria e concreta che influenza la vita di tutti noi; abbiamo la fortuna di vivere in una Regione bellissima ed abbiamo scelto di vivere e lavorare a Viareggio, piccola città sul mare ma proprio per questo motivo libera, capace di regalare orizzonti infiniti. La materia, il segno, il colore sono elementi imprenscindibili dal territorio perché lo arricchiscono di architetture reali ed oniriche, determinano costruzioni teoriche in continuo movimento; stiamo parlando dunque di inclinazione naturale, spontanea, determinata dall’esperienza, dalla conoscenza, dalla vita quotidiana.
Tra le righe
Tra le righe è la collezione che avreste dovuto presentare al Salone del Mobile. Cosa significa questa collezione per voi?
Tra le Righe è un vero e proprio contenitore di segni e colori, un codice linguistico e visivo che determina un approccio al mondo del progetto governato dalle parole che conducono a racconti solidi; una rappresentazione “teatrale” che introduce continuamente nuovi attori per una “pièce” dinamica, fluida, attenta e mirata alla sua costruzione originaria. Individua elementi per l’arredobagno ma non si limita, esplode in una miriade di piccole presenze ed invade altre tipologie di prodotto; genera nuovi ambiti per la progettazione, costruisce scenari innovativi, trasforma gli spazi abitativi e lavorativi con l’obiettivo di migliorare la vita quotidiana. Tra le Righe traduce il termine “collezione” in “luogo” nel quale far coesistere nuovi linguaggi, nuove abitudini, nuove opportunità di dialogo ed incontro e dove il termine “confine” scompare con la sua nozione consolidata per assumere al contrario il significato di vicinanza.
Leggi il blogpost dedicato alla tendenza GESSATO
Design e casa
Se vi dico design italiano, qual è la prima immagine che vi viene in mente?
Achille Castiglioni con l’impermeabile aperto e le sue posate, Bruno Munari con la conchiglia che copre un occhio, Enzo Mari piegato a terra per autocostruire una seduta in legno; le loro figure descrivono l’intelligenza attraverso la quale hanno saputo elevare il design italiano al di sopra di ogni altra rappresentazione internazionale.
Mi raccontate un oggetto di casa vostra a cui siete particolarmente affezionati?
La casa che – come in un vocabolario – contiene parole, sentimenti, immagini, emozioni in continuo divenire.
Questa è una domanda che faccio in tutte le interviste: qual è la differenza tra arte e design?
Impossibile rispondere in modo univoco senza cadere in errore, in realtà non amiamo creare differenze ma ricercare continuità; arte e design possono differenziarsi per molti motivi cosi come avvicinarsi in altrettante interpretazioni. Anche per la voce probabilmente più evidente nel distacco tra i due settori – la funzione – possiamo ottenere sfumature interpretabili; una funzione non più esclusivamente intesa in senso materiale ma che oltrepassa tale confine per arrivare alla “funzione poetica”, alla “funzione emozionale” dell’oggetto. La contaminazione tra arte e design può generare invece linguaggi, espressioni materiali ed immateriali senza ovviamente cadere nel tranello dell’art-design, senza determinare “sedute sulle quali non potersi sedere” ma crea sedie per visite brevissime (Singer, 1945, Bruno Munari per Zanotta), implementando due settori storicamente divisi da preconcetti e prese di posizione rigide.
Leggi le altre INTERVISTE
— Questo articolo è stato scritto in collaborazione con antoniolupi. Come sempre, tutte le opinioni sono mie e le fotografie di Davide. La foto di copertina, invece, è di gumdesign. Spero sarai felice di sostenere i brand che supportano questo blog! —
Lascia un commento