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3000 metri quadri di esposizione, 300 abiti e diverse centinaia di fotografie sono i numeri della mostra Dior, couturier du rêve che celebra i 70 anni della maison francese: la più grande mostra di moda che sia mai stata ospitata a Parigi.
La mostra è stata realizzata all’interno del Musée des Art Decoratifs, accanto al Museo del Louvre, e sarà visitabile fino all’8 gennaio 2018.
Perché visitarla? Perché è imperdibile, perché racconta una storia di successo, perché è curata con intelligenza e allestita con immenso fascino, con gli stessi principi con cui si realizza un abito di haute couture.
© Adrien Dirand© Adrien Dirand
L’allestimento
La mostra apre con la storia di Dior, quella strettamente legata al suo fondatore, Christian Dior. I curatori Florence Müller e Olivier Gabet e la scenografa Nathalie Crinière ci portano nella galleria d’arte del giovane Christian, ci raccontano il legame tra haute couture e arte, ci fanno percorrere la storia della maison attraverso il colore.
Il percorso tematico
La prima parte del percorso espositivo segue 4 filoni tematici: l’arte come fonte d’ispirazione, il make up e il colore, il giardino e i profumi e la fama.
© Adrien Dirand
La stanza del colore percorre la storia di Dior attraverso l’importanza delle nuances nella moda, con un archivio di modelli e accessori sorprendentemente selezionati e catalogati su base cromatica.
© Adrien Dirand© Adrien Dirand© Adrien Dirand
Il giardino sorprende invece per la sua realizzazione magistrale: lo studio spagnolo Wanda, che già aveva collaborato con Dior per altre installazioni, ha creato un giardino pensile in carta che ricopre il soffitto e scende dalle pareti creando la cornice perfetta per gli abiti floreali che hanno reso nota la maison francese.
Il percorso cronologico
© Adrien Dirand
La seconda parte del percorso, scandito dal bianco e dal nero, ci racconta la storia di Dior in ordine cronologico, da Christian Dior a Maria Grazia Chiuri, direttrice artistica attuale, passando per Yves Saint Laurent, Raf Simons, Marc Bohan, Gianfranco Ferré e John Galliano.
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Si passa dal bianco al nero, e ogni emozione è amplificata dall’uso degli specchi. Il bianco è accecante, come il lusso, come l’alta sartoria. In una nicchia bianca una sarta Dior decora un tessuto a mano, in una performance lenta e affascinante, come una danza.
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Il nero è l’eleganza, è la storia. In un lungo corridoio possiamo ammirare una una fila di abiti, dal 1950 al 2017; un percorso tematico che ci parla di Dior, ma anche di cultura, di storia, del concetto di donna. Il tutto racchiuso in una struttura di led quasi futuristica, come a spingerci a pensare oltre, al domani.
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Prima di andarcene con lo sguardo orientato al futuro dobbiamo però tornare al passato, allo sfarzo dei grandi balli. L’oro scende dal soffitto in una sala enorme: l’unica sala né bianca né nera. Qui ci sono le stelle, c’è l’oro, c’è la grandezza: qui è dove si festeggiano i 70 anni della grande maison. Il tour è finito. Spero di avervi convinto ad andare a Parigi per poter vivere tutto questo.
P.S. Non bastano 3000 metri quadri di esposizione, 300 abiti e diverse centinaia di fotografie per fare una mostra che passi alla storia. Ci vogliono anche due curatori come Florence Müller e Olivier Gabet e una scenografa come Nathalie Crinière, in grado di raccontare, e di stupire ad ogni passo.
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