Più volte sulle pagine di questo blog si è parlato di ceramica. Un materiale capace di cambiare forma e aspetto, un materiale che arriva dalla terra e ci riporta spesso indietro nel tempo.
La ceramica è una materia magica, che porta la mente a tempi antichi, che racchiude in sé qualcosa di molto lontano, ma allo stesso tempo ci risulta così familiare.
La storia dei sanitari | in visita da GSI
Per capire qualcosa in più ho visitato GSI, azienda leader internazionale nel settore ceramico che ha sede a Gallese, uno dei poli del distretto di Civita Castellana.
Due giorni tra le colline della Tuscia per immergermi nel mondo GSI, ma forse anche in quello della ceramica sanitaria.
Ciò che mi ha colpito è stato il punto di partenza. Se solitamente le aziende, come prima cosa, mostrano il loro sito di produzione, GSI ha voluto seguire un percorso potremmo dire cronologico. E la visita è iniziata al Forte Sangallo, museo archeologico dell’Agro Falisco.
via www.fortesangallo.beniculturali.it
Perché un museo archeologico?
Ma cosa c’entra un’azienda di produzione di ceramica sanitaria con un museo archeologico?
Ora ti spiego.
GSI non si trova a Gallese per caso, GSI è a Gallese perché fa parte del distretto di Civita Castellana, un comprensorio riconosciuto a livello internazionale come sinonimo di qualità e di design nel settore della ceramica sanitaria.
Perché forse non tutti sapete che se la zona di Sassuolo è la principale produttrice di ceramica da rivestimento, è il territorio della Tuscia (a circa 40 km a nord di Roma) che si distingue storicamente come il principale distretto di produzione di ceramica sanitaria.
A proposito di ceramica da rivestimento, leggi questo articolo dedicato al grès porcellanato
Ebbene sì. L’Italia è la terra del buon cibo, Milano è la capitale della moda, ma esiste anche un orgoglio italiano, forse meno patinato, ma altrettanto di qualità.
Ed è quello della ceramica sanitaria (leggi, i wc).
La storia dei sanitari, che lega la ceramica al distretto di Civita Castellana è molto antica e risale all’epoca preromana.
via inagrofalisco.it
La storia del distretto ceramico di Civita Castellana | la storia dei sanitari
Civita Castellana, allora Falerii Veteres, era la capitale della popolazione italica dei Falisci; un popolo legato all’Etruria, che aveva raggiunto un notevole livello di civiltà e parlava un idioma simile al latino.
I Falisci erano gioiosi, dediti ai piaceri, amanti del buon vino. Questo è quanto si deduce da alcune celebri iscrizioni falische, come quella rinvenuta a Civita Castellana: “oggi berrò vino, domani mi asterrò!”.
L’attività che valse ai Falisci la fama di illustri artisti, già in antichità, fu la produzione ceramica. Attività senza dubbio favorita dalla grande disponibilità di materie prime offerte naturalmente dal territorio, ma incentivata da perizia tecnica, maestria e gusto estetico.
Il periodo di massimo splendore fu il IV secolo a.C., in particolare con la produzione di ceramica a figure rosse, ma anche nel Medioevo la produzione della ceramica continuò e la corporazione dei vascellari godette di grande considerazione.
A metà del XVIII secolo arrivò lo sviluppo industriale, che virò sulla produzione di ceramiche d’arte e sulla riproduzione dei modelli classici, ma fu nel XX secolo che iniziò la produzione dei sanitari, segnando la specializzazione del comprensorio.
Da lì in poi il comprensorio seguì la storia del nostro Paese, con un arresto nell’epoca del fascismo e un picco negli anni ’60.
Ma fu nel secondo dopoguerra che successe una cosa davvero straordinaria: negli anni ’50 molti operai licenziati a causa della crisi si trovarono a rilevare le fabbriche, e così si strutturarono nuove aziende nelle quali i proprietari erano i lavoratori stessi.
È questo il contesto: un distretto nel quale ogni operaio è anche artigiano, e modella una materia antica, preziosa, ma allo stesso tempo una materia povera, che ha uno stretto legame con la terra.
Vuoi saperne di più? Leggi questa testimonianza del prof. Luigi Cimarra
Tra artigianale e industriale
Ancora oggi, visitando la fabbrica di GSI ciò che colpisce è la perfetta sincronia tra uomo e macchina, tra il sapere artigianale e l’industrializzazione.
I robot che smaltano i prodotti sono programmati sulla base dei movimenti dello smaltatore capo dell’azienda; il comparto qualità verifica i sanitari uno a uno con macchine di pressurizzazione; la barbottina viene colata in stampi in gesso e, una volta solidificata, viene rifinita manualmente, come fosse ceramica d’arte.
Ma passiamo al risultato finale di questa storia dei sanitari, lunga più di 2000 anni: un prodotto presente in tutte le nostre case, un prodotto familiare, la cui progettazione richiede un’analisi attenta e la cui produzione richiede difficili fasi di lavorazione in cui uomo e macchina collaborano per raggiungere un prodotto finale perfetto.
GSI | Collezione Pura
Se devo pensare a questa storia, la collezione di GSI che mi sembra più esemplificativa è Pura. Una collezione che si distingue per la razionalità progettuale, per la semplicità e l’accuratezza, e che viene proposta oggi con i lavabi dal bordo sottile.
Una collezione di design che bilancia linee rette e morbidi arrotondamenti così come sono bilanciati il lavoro manuale e quello industriale, il tutto diretto da un comparto Ricerca e Sviluppo specializzato nello studio delle forme.
Pura è una collezione completa, dal lavabo d’appoggio a quello da incasso, fino ad arrivare a bidet e wc, che può essere richiesta nella versione bianca lucida, ma anche in versione matt sia bianca che colorata.
Ed è proprio questa vasta disponibilità che riporta all’idea del manufatto artigianale, che GSI ha deciso di non abbandonare.
Insomma, un prodotto che siamo fin troppo abituati a dare per scontato, e che invece richiede una valorizzazione del saper fare artigianale e che rende l’Italia, ancora una volta, capitale del design.
| articolo scritto in collaborazione con GSI |
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