Di articoli sui trend, sulle installazioni migliori, sui progetti più innovativi della Milano Design Week ce ne sono infiniti.
Io voglio raccontarvi cosa mi sono portata a casa da quella settimana piena di ispirazioni, ora che ho riguardato tutte le fotografie e fatto un po’ d’ordine nella mia testa.
1. La materia
Se l’anno scorso ho trovato un Salone e Fuorisalone concentrato sulle connessioni, quest’anno ho trovato la materia. Nuovi materiali, nuove sperimentazioni, ma anche materiali antichi ritrovati e reinterpretati.
Due esempi?
Il paravento Guise in Polistirene di Odd Matter visto a Nilufar Depot
La collezione di oggetti in Cristalmood di Calvi Brambilla per Antoniolupi
Ex Cinere, la collezione di piastrelle vetro-vulcaniche di Formafantasma per DZEK.
Land, il progetto di Masquespacio per Poggi Ugo Impruneta che riporta la terracotta alla decorazione contemporanea.
2. L’incontro tra natura e artificio
Stiamo distruggendo questo pianeta, è vero. Ma quante cose meravigliose stiamo creando? Mentre scrivo mi viene in mente Notre Dame in fiamme. Ecco, l’uomo fa cose terribili, ma anche strepitose, e personalmente a me questa tendenza a demonizzare l’essere umano e mitizzare la natura ha anche un po’ rotto le palle.
Tornando alla Milano Design Week, mi porto a casa la voglia di unire naturale e artificiale, di trovare un punto di connessione tra sistemi naturali e processi artificiali.
Questa tendenza l’ho trovata nel progetto Ile de Serge di Sara Ricciardi per Serge Ferrari e nel progetto di Mark Sturkenboom, il designer olandese che crea lampade in vetro soffiato e poi cristallizzato.
3. Il tatto come senso primario dello stare bene
I nostri occhi sono sotto sforzo tutto il giorno: ciò di cui abbiamo bisogno è tornare a casa e trovare un ambiente che ci conforti a 360°
Le superfici diventano tattili; i tappeti decorano tutto: dai pavimenti, ai rivestimenti, fino ad arrivare al soffitto.
Abbiamo voglia di toglierci le scarpe (e forse anche i vestiti) e sentire.
Chiudere gli occhi e sentire, che di cose ne vediamo già tante.
Ho trovato questa tendenza dappertutto, ma in particolare nella Nap Room di Elle Decor at Work, nello spazio COR, nello showroom CC-Tapis e in Planetario, il progetto di Cristina Celestino per Besana Lab che non si poteva fotografare con la macchina fotografica.
Nap Room di DWA Studio per Elle Decor at Work
COR in via Solferino
Showroom CC-tapis | ph. via CC-tapis
4. Il vedo non vedo
In fiera è stato tutto un gioco di luci e ombre, ma anche di vedo non vedo. Le superfici semitrasparenti sono state le regine della Milano Design Week: nulla è più accessibile a tutti. Ogni cosa va cercata e scoperta, il più delle volte incontrandola dietro un velo.
Missoni, Normann Copenhagen, Ex.T, Archiproducts, Manerba sono soltanto alcuni esempi di stand/installazioni che hanno impostato l’allestimento su questo tema.
5. Lo specchio delle mie brame
Non so se sia Instagram, la moda dei selfie, la necessità di essere instagrammabile a tutti i costi, o semplicemente la voglia di vedere noi stessi per smetterla di guardare tutti gli altri, ma lo specchio sembra essere l’oggetto del desiderio di questo 2019.
Superfici riflettenti, nuove cromature, specchi d’arte: specchio specchio delle mie brame, qual è lo specchio più bello del reame?
Come al solito, penso che la risposta stia negli occhi di chi guarda.
Lo specchio Bonjour di Alessandro Gorla per Hiro.
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Riflessi Materici, l’installazione di Ideagroup e Rubinetterie Treemme.
Collage, la nuova collezione di specchi di Antoniolupi di cui ho parlato qui.
A piece of sky, un progetto di Stephan Hurlemann
6. Il potere della decorazione
Dopo anni di ricerca della funzionalità, c’è voglia di tornare al decoro come strumento per far vivere gli oggetti.
Il decoro ha una funzione: appagare gli occhi e raccontare storie.
Due esempi?
Relief, la collezione di tessuti jacquard disegnata da Bruno Tarsia per l’Opificio, che unisce decoro e architettura.
Material Spirits di Federico Pazienza, che reinterpreta l’arte Greca Classica per l’era digitale (ph. via Federico Pazienza)
7. Il percorso della luce
Neon, cinghie, lamine: la luce non è più puntiforme, ma segna percorsi più o meno netti.
A partire dal progetto di Kiki Van Eijk & Joost Van Bleiswijk fino ad arrivare alle grandi firme di Euroluce, la forma geometrica della luce non è più un derivato della sfera, ma piuttosto della linea retta.
Kiki Van Eijk & Joost Van Bleiswijk per 5vie
La linea, BIG – Bjarke Ingels Group per Artemide (ph. via Artemide)
Coordinates, Michael Anastassiades per FLOS (ph. via Flos)
7. Gli incontri
Quelli li porto a casa ogni anno, ma quest’anno forse di più.
Grazie Milano Design Week. È stato davvero bello.
Se non esplicitato, tutte le fotografie sono di Davide Buscaglia
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