Inchiostro è un festival per illustratori, calligrafi e stampatori. Gli artisti sono ospitati in un chiostro del XII secolo ad Alessandria per lavorare, pernottare, confrontarsi, esibirsi e coinvolgere il pubblico del festival in workshop e spettacoli per l’intero fine settimana.
Io ci sono stata in una delle rare giornate di sole che questi mesi ci hanno concesso e ho provato a selezionare ciò che più mi ha colpito.
>>> ti avevo già parlato di Inchiostro Festival qui, ricordi?
ILARIA URBINATI
“Nasco in provincia e sono una di quelle persone che ha sempre disegnato, fin da piccola non facevo altro. Però sono una brava bambina piemontese studiosa e quindi faccio tutte le scuole classiche, lontana da qualsiasi insegnamento che mi piace di più: dipingere. Ma gli autodidatti si sa sono gente seria”. Così è come si descrive Ilaria, che oltre ad essere una delle mie artiste preferite, è stata anche la mia insegnante di acquerello a cui devo gran parte del mio amore per l’illustrazione.
Con lei ho seguito il workshop Diario di Viaggio: sketch e acquerello. E se c’è una cosa che ho imparato da lei è che l’acquerello è così imprevedibile da essere totalmente liberante. È una tecnica che ci insegna a mettere da parte le nostre manie di controllo e perfezionismo. L’acquerello insomma è un po’ una scuola di vita.
GABRIELE PINO
È ormai un po’ di tempo che seguo Gabriele, mi piace, lo trovo diverso, autentico ed estremamente sincero. Il suo ultimo progetto si chiama Il Bestiario d’Italia: Gabriele ha viaggiato lungo l’Appennino raccogliendo le storie dei personaggi della tradizione di ogni regione; ormai è possibile trovarli solo più nei paesi di provincia, dove le persone hanno la pazienza e il tempo di ascoltare e di raccontare. Tra le pagine del bestiario ci sono i personaggi, le loro descrizioni e i luoghi dove è più probabile avvistarli.
Il workshop di Gabriele proponeva un qualcosa di simile al lavoro che ha fatto lui: andare in giro per la piazza e per il chiostro e scorgere tra i muri e tra i palazzi qualcosa o qualcuno che potesse, con un pizzico di fantasia, trasformarsi in una creatura fantastica da inserire nel bestiario. Un esercizio di immaginazione e di sintesi della realtà, ma anche un allenamento all’osservazione delle cose.
>>> guarda cosa avevo scritto di lui un po’ di tempo fa.
FABIO PETANI
Fabio Petani mi ha colpito per la perfetta armonia di linee, forme e colori che riesce a infondere alle sue opere. Per inchiostro Fabio ha preparato lavori su carta, semplici da esporre nel contesto del festival, ma in realtà la sua occupazione principale è la realizzazione di murales. Quello che compie Fabio è un lungo lavoro di ricostruzione degli elementi della tavola periodica; ogni elemento chimico, come ogni pianta, ha in qualche modo una connessione con l’ambiente, lo spazio o il contesto dove il murale viene realizzato. Costanti sono le nozioni del decadimento e all’abbandono, ma la natura, invadendo gli edifici in disuso, si riappropria del suo posto e dà origine a un contrasto armonico tra la morte di una struttura e la rinascita della vita.
INUTILE
Ho scoperto la rivista Inutile in un momento di caldo insostenibile. Ero entrata per qualche minuto nella sala conferenze per ripararmi dal sole delle 14 del pomeriggio, quando noto tra gli espositori questo bianchissimo ed estremamente attraente libretto.
Scopro che Inutile è una rivista letteraria che ha lo scopo di diffondere la cultura in maniera non convenzionale; non dietro la barriera di una cattedra ma tramite il dialogo e la passione per i contenuti. Inutile si occupa di narrativa internazionale: ogni settimana pubblica un racconto, di autori italiani o stranieri tradotto in italiano.
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PRINTI
Questo è un progetto geniale. Printi ha come obiettivo quello di diffondere anche tra i più piccoli l’arte della stampa tipografica a fini didattici. Una piccola scatola trasportabile, realizzata in legno, che, se aperta, si trasformerà in un piccolo tirabozze con un cassetto tipografico pieno di caratteri da comporre secondo le fantasia del bambino. Printi ripropone l’idea del gioco come strumento educativo in un mondo digitale: la lettera e l’alfabeto diventano così protagonisti di un’esperienza concreta per la riconquista della manualità.
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