Già Picasso, nel primo decennio del Novecento era rimasto affascinato dalle forme perturbanti delle maschere africane e dalle loro fattezze antropomorfetanto da averne riprodotto le forme in alcune delle sue opere più celebri. La cosiddetta “arte negra” ebbe all’inizio del Novecento una diffusione davvero pervasiva, dovuta soprattutto alle contemporanee missioni colonialiste condotte in Africa.

Mi sono accorta che una fascinazione simile per le maschere e l’arte esotica si sta verificando anche ora: sfoglio le riviste, scorro la home di Instagram, visito le fiere e ovunque, anche se in modi diversi, noto specifici riferimenti a queste culture. È in particolare l’oggetto della maschere che mi appare come il più ricorrente, dai designer ai fashion stylist, sembra che stia dilagando una vera e propria febbre per l’esotico.

 

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Cosa ho rilevato durante le mie ricerche? La volontà di reinterpretare un oggetto della tradizione con materiali contemporanei, la ricerca del significato e del valore originario della maschera, studio di nuove funzioni, adattamento a un’estetica moderna.

Elena Salmistraro – Primates

La ricerca di Elena Salmistraro si riconduce agli antichi vasi romani dalle forme tipicamente zoomorfe. Rievoca atmosfere paganeggianti in cui gli oggetti assumevano un valore spirituale, quasi come se fossero custodi di segreti mistici. I vasi instaurano un forte legame tra scimmie e uomini, due esseri uniti fin dalle origini dalla catena evolutiva, ricreando così una fedele somiglianza tra l’uno e l’altro.

>>> Leggi anche l’articolo sul Salone del Mobile Milano Award.

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Tzachi Nevo – Umasqu

Affascinato dalla corrente cubiste e dallo Steampunk, Nevo elabora la nuova collezione Modern African di Umasqu. Caratteri ricorrenti nelle sue maschere da parete sono il legno, i pattern geometrici e colori netti: esplicitamente irrealistiche, creano un’atmosfera comica e giocosa.

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Fabio Rotella & Flavia Aprilini – Tilla in Wonderland

Rotella e Aprilini hanno realizzato per Mutaforma (brand che lavora nell’ambito dei materiali aumentati a partire dal vetro grazie all’impiego di nanotecnologie) una collezione limited edition di Maschere-scrigno. Si tratta cioè di veri e propri nascondigli custoditi da una maschera africana, che parrebbe quasi assumere un ruolo apotropaico.

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Marta Bakowski – Sorcier

Sorcier è una lampada da parete ispirata alle maschere usate nel rituale del Ngil nel Gabon, paese dove la designer ha passato parecchio tempo. I piccoli fori sparsi sulla superficie della maschera diffondono una luce soft e accogliente e il tutto è reso personalizzabile grazie alla diversa disposizione dei fori e alle texture impresse.

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Matteo Cibic – VasoNaso

Matteo Cibic, per la sua collezione VasoNaso non si ispira tanto alle culture africane, quanto al famoso lavoro di catalogazione di Darwin legato ai fringuelli delle Galapagos (meglio conosciuti come i Darwin’s thirteen finches on the Galapagos). Cibic ricrea vasi dalle fattezze zoomorfe e antropomorfe, raggruppati per colori e accomunati da tratti simili, rifacendosi in maniera piuttosto esplicita all’estetica delle nature morte di Morandi.

> di VasoNaso ne avevo già parlato in occasione del Fuorisalone

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Che questo nuovo trend stia dando voce ai nostri desideri di evasione e di luoghi esotici?

>>> Leggi il post sul trend Mexico.