Unica donna vincitrice del Rising Talents Awards, il premio di Maison&Objet per i designer emergenti, Federica Biasi (1989) si è laureata nel 2011 all’Istituto Europeo di Design. Dopo un’esperienza ad Amsterdam che l’ha avvicinata al mondo del design del prodotto, ora vive in Italia, dove è art director per Mingardo e collabora come consulente creativa per Fratelli Guzzini. Oltre alla ricerca dedicata ai singoli brand, per cui si concentra in particolare su colori, materiali e finiture, progetta oggetti in ceramica, arredi e prodotti tessili facendo riferimento alle eccellenze artigiane.
Ho intervistato Federica seduta sul tappeto che ha disegnato per CC-tapis, e poi mi sono fermata a parlare con lei di design italiano, di com’è essere una donna designer oggi e di come i social network possono cambiare la percezione di ciò che facciamo e dei nostri interessi.
L’intervista a Federica Biasi
Se ti dico design italiano, qual è la prima immagine che ti viene in mente.
Se sento le parole design italiano, penso immediatamente ai maestri, a Gio Ponti, a Achille Castiglioni, a Gae Aulenti.
Qual è la differenza tra arte e design?
Direi che ormai la differenza è sempre più ridotta. Nonostante questo credo che l’arte sia fatta soprattutto per l’artista, con lo scopo di evocare il suo mondo interno ed esprimere ciò che ha dentro, mentre il design, e quindi il designer, non può essere focalizzato solo sul proprio estro, ma anzi deve ricercare i bisogni delle persone e fare attenzione al mercato, alla funzionalità e alla ricerca di tutto ciò che è veramente innovativo.
L’arte non richiede di essere utilizzata e neanche di essere capita; l’arte richiede di essere guardata.
Il design, invece, deve essere usato e capito: Design for all deve essere sempre l’obiettivo, almeno per me.
Come definiresti il tuo lavoro?
Poetico, essenziale, allo stesso tempo geometrico e pulito e sempre alla ricerca di un concetto o un’emozione celata dietro l’oggetto.
Qual è l’oggetto di casa tua a cui sei più affezionata?
Sono affezionata a specchi e scatole, che sono anche gli oggetti che preferisco disegnare. Trovo che ci sia un po’ di ricerca poetica in ognuno di questi oggetti: la poesia di scoprire nelle scatole e la poesia di osservare negli specchi.
Se potessi rinascere in un’altra epoca, quale sceglieresti?
Sicuramente negli anni ’20 e ’30, gli anni nei quali le donne cominciavano a essere rivoluzionarie, gli anni di Édith Piaf.
Gli altri vincitori del Rising Talent Award:
Qui potete trovare tutte le mie INTERVISTE:
fotografie di Davide Buscaglia
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